Cronache
di un viaggio d'amore
di Antonio Zedda
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E
così arrivò la sera del nostro viaggio della musica
nel cuore montano della Lombardia. Prepariamo i bagagli, ci mettiamo
dentro pure le speranze, oltre che le certezze. Le speranze sono
quelle di assistere ancora una volta a un atto unico - nel senso
di nuovo ed esclusivo - le certezze sono quelle di stare insieme
agli amici di sempre, anche quelli del giorno prima sono gli
amici di sempre. Una buona emozione, che, se fossero ciliegie
direi: ancora una e poi basta. Anche se so che le emozioni non
bastano mai. L'unica cosa per cui perdono a me stesso e ad altri
l'avidità.
Viaggio Alghero – Milano senza “guà” e ad attenderci
a Linate c'era Andrea, ormai mitico fratello di cose giuratiane
a sinistra per sempre malgrado la sinistra si sposti continuamente
al centro. Ma la freccia è diversa dall'arco e il bersaglio
si muove continuamente. Gli abbracci di conoscenza fisica e siamo
già in macchina a leggere e a ridere di mappe per non
sbagliare i “corridoi”. Strade notturne che pullulano di auto
con gente dentro che va e che viene verso qualcosa e qualcuno;
temperature africane con cappa alla milanese e usciamo dall'autostrada
per inerpicarci nella bergamasca Valle Imagna e arrivare dopo
Roncola a Costa. Dopo le settecento curve in salita ci arriviamo
e troviamo il Nostro nella hall dell'albergo, baci e abbracci
e la conoscenza fisica di un uomo come pochi al mondo e della
sua bella famiglia, dei suoi splendidi amici, e siamo dentro
all'emozione che si addensa sempre di più. Quasi si solidifica,
col salire della temperatura. Sistemati i bagagli e più che
stravolti dal viaggio e dal “fuso orario”, neanche il tempo di
pensarci su troppo e siamo attorno a un tavolo, in famiglia,
senza le virgolette.
Siamo tutti travolti dall'esserci e quasi
nessuno ci crede; come l'uomo di ghiaccio di Amnesia, anche noi
usciamo di notte. Forse gli altri non ci vedono, ma noi ci vediamo
benissimo. Conosco da qualche mese Giovanni, un amico che sa
che gli occhi possono andare oltre la superficie delle cose ed è lui che ci
fa vedere tutto quel che non avremmo mai visto, è lui
che ci proietta dentro questa emozione nella quale annaspo e
mi vergogno per non essere all'altezza. E' lui che ci regala
la spontaneità e la schiettezza e la condivisione di un
amore. Se questa è ormai una comunità, è grazie
a persone come Giovanni e al loro smisurato amore per la musica
di Flavio. Siamo già in tanti. Bel calore umano e verso
l'una e mezza arriva Matteo da Firenze più morto che vivo,
sta con noi ma scompare dietro un sorriso di cui vado fiero anch'io.
Si
va a letto verso le tre dopo un piccolo incidente diplomatico
con un alpino che suscita molta ilarità dovuta al vino
e all'amore, che ce n'è più di quante stelle vi
sono in cielo.
Beati sonni sui letti dell'Hotel Costa e la mattina
dopo è il
GIORNO.
Colazioni e contatti umani; pranzo come sempre all'altezza
della situazione, cortesia e professionalità degli amici albergatori
tra le più alte mai riscontrate dal sottoscritto. Si approfondiscono
conoscenze e il giro si allarga: arrivano gli amici del posto
e poi da Roma, da Milano, Padova, Biella, Bergamo, Torino e altri
posti coi nomi più piccoli, comunque grandi. Un pullulare
di amici conosciuti via e-mail, telefono, scambi di dischi. Ci
siamo tutti con il cuore e con la mente, anche quelli che non
ci sono!
Il teatro si riempie tutto e le poltroncine non bastano,
50, 60 persone in piedi più uno che alle emozioni da del
tu ma se si siede lo fanno alzare.
Flavio e Piero Tievoli sul
palco a condividere con noi questa energia che ci attraversa
tutti e s'imbarca con Walterchiari, il concerto inizia così e
via una dopo l'altra le perle di questo fiore di maggio giuratiano
che non voglio descrivere, forse non so descrivere. Mi basta
descrivervi il momento magico, surreale, confuso io, meraviglioso
il tutto. La gente che si guarda e si saluta, si riconosce, freme,
trema e applaude, i posti riservati da Topia (il venditore delle
stoffe?), pausa di sigaretta e facce stralunate, sorrisi persi
nell'estasi dei suoni con parole di Silvia Baraldini, Centocelle,
Mauro, Aquile e corvi, Il Rondone, L'Ufficialino, La giulia bianca,
La tentazione, Il caso Nesta, Amnesia e Agua mineral, (Ustica,
non pervenuta) la pioggia che cade in verticale, dopo un lungo
viaggio dalle pendici di Villa Vicencio fino a Costa e sul Resegone,
fitta e felice di esserci anch'essa a coronare questo sogno,
bisogno e appagamento. Vela e mare, vela e mare e i nuovi marinai
che tirano le funi, il capitano fradicio dentro la sua giacca
di plastica azzurra si aggrappa al timone, onde leggere, frequenze
minime, tavole marine, burrasca, nella voce e nel cuore, Mongolia,
sussulti nel legno, mercato, cammelli, l'amore di Marco e di
Monica come se lei avesse sete, il tuffatore che non acchiappa
l'acqua, Orbetello e la laguna che copre il promontorio come
prova senza pianoforte, la divina Sara e la sua casa da signorina,
il giovane Thomas, L'ufficialino, Walterchiari senza il delle
vittorie, Praga e i giocatori italiani con le giacche di plastica
azzurra,Giovanni, Il Grande Giovanni e Livio il grande amico,
suo amico di sempre e ora anche mio, Paola e Laura che parlano
i loro sorrisi, dolcissima Lucia, gli altri amici di Costa, gente
che senti dentro da sempre e per sempre, e poi i ragazzi del
service nelle salite della precisione, Luciano e M. Domenica,
compagni del viaggio del sogno, Sandro, mio fratello anche nella
musica, dalla città del lago, Leonardo e Giuliana coi
loro millecinquecento chilometri leggeri, il coro dei ragazzi,
Edmondo da Biella che mi porta in dono un ricordo di canzoni
della mia fanciullezza, Giuseppina mia moglie, anche per le canzoni,
Andrea e Matteo davanti a S. Pietro con un cuore grandissimo,
e i nuovissimi marinai che tirano le funi, di cui non ricordo
i nomi, tesi come canapi aggrappati a una bitta, come noi e noi
come loro dentro la stessa barca a vivere d'amore e di canzoni,
di musica e di sale che cala dagli occhi e le stelle oltre il
muro sono un fatto sicuro ad occhi chiusi, e il capitano suda
e ruota il timone col fratello dai capelli bianchi discreto e
attento alla rotta e i nuovi marinai rispondono unanimi coreutici
al capitano, al tempo del mare e dei suoni, vela e mare vela
e mare e barca, barca da guidare, Terrrrrrrrrrrrrrrrraaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!
Come
sempre la grandezza di Giovanni, incommensurabile Direttore d'orchestra
con gli occhi del cuore; dei proprietari del Costa che non posso
spiegarvi a parole, piatti intensi e un discreto amore silenzioso
per il loro lavoro, per il nostro piacere; vino sigarette e parole,
caffè, risate e un altro giorno è andato
come vanno i giorni migliori.
A cena dopo il concerto, una cena
dove ci sentiamo principi a stare insieme al carissimo amico
mio che ha fatto tutto questo. Chissà se un giorno riuscirò a
fargli capire quanto gli sono grato.
Domani si parte.
E qui non trovo più le parole o forse non servono più le
parole, le mie.
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