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INTERVISTA DA:
"IL GRANDEVETRO"
 

Marzo/Aprile 2004

Il Grandevetro
di Guido Siliotto

A proposito del Premio Ciampi. Intervista a Flavio Giurato.

Andiamo per ordine. Tempo fa, leggo sul giornale un trafiletto: concerto di Flavio Giurato a Firenze. Non me lo posso perdere: non ho mai sentito nessuna delle sue canzoni, ma è un musicista di culto che negli anni ottanta ha pubblicato solo tre Lp e poi ha cambiato mestiere. Quando sono già pronto per uscire, telefona il mio amico Vito: “Guido, vai assolutamente a vedere quel concerto”.
“Conosci Giurato?”, gli chiedo, “hai i suoi dischi?”.
“Avevo una cassetta”, dice Vito, ”ma me l’hanno rubata”.
Al concerto mi esalto, anche se la situazione è pessima: lui è sul palco, solo con la chitarra, e davanti ha una ventina di estimatori, alcuni dei quali vecchi fans in adorazione (tra i quali riconosco Federico Fiumani dei Diaframma) ed altri, come me, che si lasciano conquistare. Tutt’intorno il peggio che ci si possa aspettare da un bar all’aperto in una sera d’estate: la cameriera che raccoglie le ordinazioni, quattro ragazzi in camicia nuova che ci provano con le tedeschine di turno, qualche bimbo che frigna, una coppia sull’orlo del divorzio. E lui va avanti mentre tutto crolla intorno. Per me non è facile neppure capire le parole delle canzoni, ma le frasi che colgo sono d’intelligenza poetica sconcertante.
Il giorno dopo telefono a Franco Carratori e gli dico: “Dovete assolutamente invitarlo al Premio Ciampi” e lui mi dice: “Tranquillo, è già dei nostri”.
Strane coincidenze. E io non potevo non intervistarlo.

Com’è stata l’esperienza del Premio Ciampi?
Ottima. Tieni presente che a Livorno è stata la prima volta che ho suonato dal vivo col nuovo gruppo al completo e neppure avevamo deciso la scaletta. Poi sul palco è andato tutto bene e mi hanno detto che nella platea c’è stata molta commozione, specie per la canzone dedicata a Silvia Baraldini. Un bel pubblico, 1500 persone - anche se non erano lì per me, è ovvio, erano per il premio a Ligabue. Insomma, ho trovato davvero una bella atmosfera.

Una soddisfazione ricevere il premio alla carriera?
Non è che badi granché a queste cose, ma è stato comunque significativo, anche perché premiare me, che non ho particolari protezioni, significa che è rimasta una manifestazione dura e pura e quindi mi ha fatto molto piacere.

Apprezzi Piero Ciampi?
Purtroppo non lo conosco molto, anche perché non è facile trovare i suoi dischi.

Un po’ come i tuoi.
Beh, per i miei è forse addirittura più difficile. Li puoi recuperare solo in qualche sito specializzato o nei negozi di rarità per collezionisti. Però spero che riescano a ripubblicarli, magari in un unico cofanetto, so che ci stanno lavorando. Tieni presente che il primo album, “Per futili motivi”, a differenza de “Il tuffatore” e “Marco Polo”, non fu mai neppure ristampato in cd.

Ora però le cose stanno ricominciando a muoversi. La No Reply ha fatto uscire un libro intitolato “Il tuffatore”. Di che si tratta?
Raccoglie opinioni di giornalisti ed alcuni racconti di scrittori italiani ispirati alle mie canzoni. La parte che contiene il pensiero dei critici ancora non l’ho letta, sono cose che un po’ mi imbarazzano, ma ci darò presto un’occhiata. Per quanto riguarda i racconti, invece, ti posso dire che sono davvero splendidi, tranne uno che per mia colpa non ho capito – era una rottura di palle e l’ho lasciato perdere – ma tutti gli altri sono uno più bello dell’altro. Non ho collaborato in nessun modo a quest’operazione e mi fa uno strano effetto aver ispirato questa gente a scrivere cose simili. Insieme al libro c’è anche un cd dal vivo.

Per quale motivo pensi di avere ancora così tanto seguito, nonostante tu sia rimasto a lungo fuori dal giro?
Dunque, io ho realizzato solo tre dischi, molti anni fa, che però non hanno sofferto il tempo semplicemente per la scelta di aver preferito suoni acustici alle tastiere. Se li avessi fatti con le DX7 oggi riconosceresti subito l’epoca, mentre le sonorità contenute in quegli album sono rimaste attuali. È per questo che ancora oggi conservano un loro valore intrinseco.
Poi, il fatto di non essermi mai venduto evidentemente ha favorito un buon rapporto con chi è insoddisfatto dalla musica di mercato. Non credo che ci siano molti altri motivi.

Non l’ho deciso io, l’ha deciso l’industria discografica. Dopo “Marco Polo” pretendevano cose alle quali non mi sono voluto piegare, come far ascoltare i provini prima di incidere, eccetera. Non fa per me. Allora ho cambiato mestiere, ma non ho smesso di suonare, per fortuna non sono venuti a levarmi gli strumenti.

Ora però sei tornato.
Sì, ho una mia edizione e farò uscire un nuovo album, “Il manuale del cantautore”, 12 brani corredati da un piccolo commento, una sorta di breve parte teorica su come si fanno le canzoni d’autore. Per il disco ci sarà anche una distribuzione europea, ma ancora da decidere. In questo modo ho la massima indipendenza su tutto il lavoro. La mia esigenza principale è quella di non avere mediazioni tra me e chi mi ascolta.

Sei contento del risultato?
C’ho messo parecchio tempo a realizzarlo, ma sono pienamente soddisfatto. Sì, penso di aver fatto un buon lavoro, quantomeno al livello dei miei vecchi album. Per me era difficile fare un disco capace di eguagliare il valore dei primi Lp. Bada che “Il tuffatore” è considerato da molti come uno dei più bei dischi italiani degli anni ottanta e gli altri hanno comunque vari estimatori.

E il contatto diretto col pubblico?
La dimensione live è favolosa, specie quando c’è l’onda di ritorno dalla platea, come a Livorno.
In passato non ho mai fatto un tour promozionale, anche perché i musicisti che collaboravano con me nelle registrazioni dei dischi non avevano la possibilità di seguirmi in un’ipotetica tournée, era gente che lavorava con Eric Clapton, coi King Crimson. Invece per “Il manuale” avrò la possibilità di suonare con musicisti che poi potranno venire con me se si faranno dei concerti. E l’intenzione è proprio quella di farne tanti.

Che rapporto hai con la modernità?
Beh, oggi ci sono cose che prima non c’erano: Internet ad esempio, anche se io non lo uso – non ho neppure il cellulare, del resto. E poi tieni presente che la gente che mi segue ha potuto ritrovarsi proprio grazie a Internet. Ad esempio, hanno realizzato un sito, www.flaviogiurato.it, che è davvero molto bello. Ma è importante anche la diffusione dell’ascolto in cuffia, che per le cose che faccio è molto utile perché gli arrangiamenti completano il testo e nel complesso la mia musica soffre se non è ascoltata al giusto volume e con un impianto adeguato. Ho avuto dei benefici dalle tecnologie e spero che possa giovarmene con il nuovo cd. E almeno questo, quando uscirà, si potrà trovare nei negozi.