Aprile 2004
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Rumore
di Rossano Lomele
SUONI E PAROLE
Diciamoci pure che tutto questo ritorno d'interesse, questo
revival attorno alla misteriosa - fin quasi al mitico - figura
di Flavio Giurato aveva già inzuppato l'aria negli ultimi
mesi. Newsletter che circolavano e finivano nel computer degli
addetti ai lavori in cui si comunicava che sì, l'uomo era
tornato.
Quel tizio slanciato e casual con ai piedi delle Nike classic
- baffo celeste su pelle bianca - di quelle che si trovavano nei
supermercati vent'anni fa a 19milae9cento al paio, quel tizio
lì, nonostante la sua ben nota ritrosia, stava per tornare.
Quel tizio lì si chiamava e si chiama ancora Flavio Giurato.
Se state pensando di cavarvela con una battuta, dicendo ma chi
è il fratello di Luca Giurato?, sappiate che in effetti
lo è. Ha inciso un pugno di dischi tra i tardi '70 e i
primi '80 che oggi chi suona ignora del tutto o quasi (come tipico
della crassa ignoranza della gran parte dei musicisti italiani,
che, oltre a non saper mettere assieme un paio di congiuntivi,
in genere hanno ascoltato due dischi e letto tre libri, questi
ultimi a scuola, se va bene).
Flavio Giurato fu soprattutto l'autore di un album pressoché
leggendario chiamato // tuffatore, riverberato come si evince
sin dal titolo in questo omaggio resogli dalla piccola ma audace
casa editrice No Reply. Cos'hanno fatto Leonardo Pelo e Andrea
Rossi, curatori del volume? Hanno dapprima organizzato una serie
di incontri pubblici per rendere noto ai più ciò
che avevano in mente. E poi hanno appunto pubblicato una raccolta
di scritti (si va da racconti brevi a riflessioni autobiografiche,
passando per autentici saggi) dedicati al cantautore sconosciuto.
E per ciò tanto più venerato.
Nell'epoca della reperibilità totale, sapere che uno come
Giurato (non quello della tv, anche se Flavio di mestiere si dice
faccia il regista televisivo) era ormai del tutto scomparso e/o
introvabile suona come un paradosso. Ma come, uno italiano, che
parla la nostra lingua, irreperibile? Irreperibile sì,
dal momento che le sue esibizioni si numerano col contagocce.
Giusto ora sta cominciando a rimettere il naso fuori casa, con
tanto di ugola e chitarra, per eseguire di nuovo quelle sue vecchie
canzoni. E se ciò avviene è senz'altro in virtù
di quest'operazione: che prevede, come corredo del libro, un ed
registrato dal vivo dove il cantautore intona alcuni dei suoni
brani più (massonicamente) famosi: roba tipo Valterchiari,
II caso Mesta, Silvia Baraldini, II tuffatore. Già, //
tuffatore, quello che dice - verso rimasto immortale per un tot
di appassionati carbonari di faccende italiane d'un quarto di
secolo fa - "Voglio essere un tuffatore/ per rinascere ogni
volta dall'acqua all'aria".
Disco ispido, difficile entrarci dentro, capirlo sino giù
giù, abitarlo, tuffarcisi, estrarne un senso profondo che
andasse oltre la storia di un amore impossibile nascosta dietro
il torneo tennistico di Orbetello, quello "dove è
libecciato e non si è giocato". Ragion per cui, più
di tutti i vari interventi racchiusi, la palma d'oro dell'originalità
e dell'incisività va assegnata a Simone Lenzi, voce dei
Virginiana Miller. (E in tutto ciò, se ci concedete un
trancio di civetteria, un po' di merito ce lo prendiamo anche
noi di Rumore, dal momento che l'estate scorsa, approntando un
servizio sulla musica italiana vista da gruppi e autori italiani
del presente, ospitammo un intervento proprio di Lenzi su // tuffatore,
che in qualche modo anticipava di un mezzo anno buono il revival
attuale). Si diceva de // mio tuffatore, il saggio autobiografico
steso dalla voce dei Virginana Miller. Sarà che quel disco
batte sulla costiera tirrenica (liricamente cara a Lenzi), ma
qui trovate raccontata tutta l'essenza e il senso più riposto
di quell'album (oltre al fatto che, con piglio da autentico saggista,
Lenzi spiega finalmente e testualmente perché Giurato avesse
deciso di adottare l'inglese per una parte del disco).
Divertente l'introduzione in sfocato effetto nostalgia di Mister
Fantasy Massarini. Tipico del suo stile il racconto memoriale
di Aldo Nove, tra adolescenza e ingenuità. Poi i vari Paolo
Nori, Tiziano Scarpa, Fulvio Abbate etc. Se non avete mai ascoltato
quel disco e v'interessa sapere cosa cantava un italiano "marginale"
con la G - né Garbo né Gaetano - tra '70 e '80,
fatevi sotto. Se non conoscete l'autore, pure. Vi lascerà
storditi come una domenica in di vent'anni fa: condotta da Baudo;
e Giurato ospite in studio, un marziano. Promesso. Anzi, giurato.
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